Tra le tante questioni locali che proveremo a seguire con molta attenzione per i prossimi
mesi, ci sarà certamente l’argomento: “Recupero vecchia Filanda di Sulbiate”.
Foto a lato: aspo dell'800, utensile domestico usato per avvolgere il filo e formare una matassa.
Foto a lato: aspo dell'800, utensile domestico usato per avvolgere il filo e formare una matassa.
Lo faremo con mota umiltà e con i pochi mezzi che
abbiamo a disposizione, con l’auspicio di fornire il maggior numero di
informazioni possibili ai nostri lettori,
in modo che possano farsi un idea un po’ più precisa e comprendere meglio
che cosa sta realmente accadendo.
Chiunque avrà la possibilità se lo riterrà opportuno, attraverso i commenti
ai nostri post, di animare e partecipare liberamente alla discussione.
Un lettore disinformato leggendo l’articolo in edicola
questa settimana del Giornale di
Vimercate firmato dal sig. Rodrigo
Ferrario dal titolo :“Arrivano i fondi, l’ex Filanda diventa una scuola
professionale” potrebbe incorrere nell’errore di giudicare il capitolo chiuso e di convincersi
che tutto si sia stato risolto
brillantemente e felicemente. E' veramente così?
Cercheremo, quindi, di riprendere il “filo” del discorso che ormai
dura da diversi anni; racconteremo delle “filande” e dell’importanza che questi
piccole officine hanno rivestito in un recente passato per la nostra comunità, con la
speranza di dipanare al meglio la “matassa”
ahinoi molto intricata delle tante parole, promesse e speranze fin qui
consumate. Solo in questo modesto blog
digitando la parola “filanda” nell’apposita
casella della colonna a lato scoprirete che ricorre in più di trenta nostri
interventi.
Esortiamo chiunque avesse informazioni, documenti, notizie particolari a
riguardo, che ritenga possano essere pertinenti allo scopo di questa modesta
inchiesta, ma ancora di più utili ad informare i cittadini di Sulbiate, a non esitare
e condividerle con noi.
Potete contattare la Redazione lasciando un messaggio al seguente
indirizzo e-mail : pdsulbiate@alice.it
Iniziamo questo viaggio partendo dal passato e accompagnati
dalle parole di un' antica popolare
canzone che secondo il libro di Maurizio e Claudio Leoni “Sulbiate l’albero le
radici. La sua storia”, era spesso
cantata dalle donne che lavoravano in filanda:
“Se a matìn bon’ora si sentono cantare,
saran le filandere che vanno a lavoràr,
che vanno a lavoràr.
Oh giovanotti cari se volete far l’amore
andii su dale filère l’amore la farii, l’amor la farii.
No’ stè a guardà i colori, no’ stè a guardà le mani
l’è u’l fumm dela caldera ch’el ghe fa màa ai tusànn,
ch’el ghe fa màa ai tusànn.
S’el che fa maà ai tusànne, s’el che fa maà alle donne
e quant s’impiega tanto l’amor non la farii, l’amor non la
farii.
Se la galeta l’è bruta non si può fare a meno
e l’assistenta la
vusa tusonn laseè andaa i ascc
tusonn lassè andaa i ascc.
Se va maa ul pruvènn l’è una multa, l’è una multa,
se va maa ul pruvenn l’è una multa d’un cavurenn,
se gh’è soeu i grimeì, l’è una multa, l’è una multa,
se gh’è soeu i
grimèi l’è una multa de cinquanta gheì".
Da "Sulbiate l'albero e le sue radici. La sua storia"
Maurizio e Claudio Leoni
Sulbiate: il filo, la filanda, la matassa. Post n°1.
ottimo vorrei poter saperne di più, vi seguirò volentieri. Lorenza
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