13 novembre 2012

Sulbiate: il filo, la filanda, la matassa. - 4 -



Museo della seta a Garlate (LC)
Prima di accennare alle Filande di Sulbiate alcuni dati per capire quanto fosse diffusa nel nostro territorio questa attività economica:  nella Brianza orientale, già dal 1779 in Pieve di Brivio erano attive 16 filande con 98 fornelli; in quella di Garlate 26 filande con 224 fornelli e in quella d’Oggiono 7 filande con 77 fornelli. La collaborazione tra attività agricola e manifatturiera nelle campagne brianzole era favorita dalla disponibilità di materie prime e di risorse energetiche (alberi di gelso, la legna dei boschi e la forza dei corsi d’acqua).



Le prime filande erano a fuoco diretto, l'acqua nelle vasche di trattura era riscaldata direttamente con fuoco di legna, poi le filande diventarono a vapore, con un maggior controllo della temperatura dell'acqua e di conseguenza di una miglior qualità del prodotto.

Il processo di lavorazione per ottenere la seta è lungo e variegato: l’ultima fase, subito dopo l’essicatura, viene svolto  in filanda. Il lavoro al filatoio non era però continuativo, a causa della mancata modernizzazione degli opifici, che non consentiva la filatura della seta nei mesi umidi. In più, il lavoro spesso si fermava nei mesi di maggio e giugno, quando si producevano i nuovi bozzoli. È a partire dalla metà del XIX secolo che i fornelli domestici a fuoco diretto cedono il passo ai più moderni fornelli a vapore, presenti in gran numero nelle filande industriali lombarde. Si pensi che, nel 1851, la quasi totalità degli attivi della bilancia commerciale lombarda era dovuta alla seta.

Santurio di Campegorino Aicurzio (MB)
Il Padrone distribuiva alle famiglie coloniche alle sue dipendenze il seme-bachi. Nelle case dei contadini i primi di maggio si allestivano i "tàull per i cavalèe", tavole di canna disposte a diversi piani. La famiglia organizzava la sua abitazione per sfruttare al massimo tutto lo spazio disponibile coinvolgedo spesso anche la camera da letto e capitava  che durante il periodo dell'allevamento andasse a dormire in cascina.

Il 3 di maggio, per propiziarsi un buon raccolto,  i contadini Sulbiatesi andavano a far bendire le foglie ad Aicurzio al Santuario del S. Corcefisso di Campegorino.  

Per crescere bene i bachi da seta avevano bisogno di una temperatura calda e costante di circa 20°. Improvvisi sbalzi termici potevano compremettere la creescita. All'inizio il baco andava nutrito con foglia di gelso sminuzzata, poi intera sempre ben asciutta. A intervalli di circa otto giorni circa, i bachi mutavano pelle. Durante le fasi dello sviluppo la famiglia prestava massima cura per impedire che si ammalassero: pulizia delle tavole, diradare i bachi se troppo ammassati. Se tutto procedeva senza imprevisti, lo sviluppo completo avveniva nel giro di poco più di un mese. Aquesto punto il baco cominciava a rifiutare il cibo e cercava di arrampicarsi. I Contadini allora disponevano sulle tavole di canne delle fascine di arbusti su  cui i bachi potevano salire  (si usava dire: "andeven al bòcsh"),per scegliersi un logo adatto per filare il bozzolo. In tre, quattro giorni il bozzolo "galeta"era compiuto. 

Verso la metà di giugno si svolgeva il raccolto che veniva portato dal padrone pronto per le Filande. Qui  subito i bozzoli venivano scaldati per uccidere la crisalide e successivamente immersi in baccinelle d'acqua bollente, poi le abili mani delle lavoratrici avrebbero dipanato il filo per avvolgerlo sull'aspo.

La prima Filanda sulbiatese fu avviata dalla famiglia Biffi nel 1779. A sinistra della corte del palazzo di Sulbiate superiore.  

Nel 1848 a Sulbiate inferiore, dove prima secondo il Catasto del Lombardo-Veneto sorgeva l'arsenale del castello, per iniziativa degli amministratori dell'orfanotrofio delle Stelline di Milano fu costruita una Filanda a vapore oggi non più visibile. Durante il secondo periodo bellico la grande ciminiera, colpita da un fulmine si abbatteva nei pressi dello stagno del castello.
Gent.le concessione L. Canobbio - Dal libro "Sulbiate, l'Albero le sue Radici".

La Filanda tuttora visibile, sita in via Manzoni, di cui oggi sentiamo tanto parlare, fu costruita dalla società Fumagalli Ottolina nel 1923.

Foto di Paolo Antoniazzi - Dal libro "Sulbiate, l' albero e le Radici.

In questi luoghi, molte donne contadine di Sulbiate, furono impiegate nei diversi ruoli di "scuinèra" addetta all'estrazione del filato dalle baccinelle o di "filera". Delle difficili condizioni e di quanto fosse duro questo lavoro, da svolgere sotto il pressante controllo dell'assistente o "maestra",  ne abbiamo già trattato nelle precedenti puntate.

 N.d.r.:
- Tutte le informazioni storiche dela nostra comunità sono state tratte dal libro "Sulbiate l'albero e le radici. La sua storia" dei fratelli Maurizio e Claudio Leoni.

Qui l'indice di tutte le precedenti puntate.. 


pubblicato da Maurizio Sarchielli
Sulbiate, 13 novembre 2012.
S. Antonino - Patrono di Brentana.
 




  

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